progetto t4

unità temporale, Le cellule cerebrali  moriranno mentre le cellule dello stomaco del cuore degli esseri viventi saranno immensamente evolute  si evolveranno gli esseri che avranno maggiore quore e più pelo nello stomaco….. una sorta di onda gravitro  frequenziale  plasmatica simile alle onde radio AM-FM porteranno alla realtà  su una nuova dimensione che oggi viene definita “virtuale” , a una “ collegamento con altri piani del sapere in modo da avere una “visione  totale ”.

 

LA PSICOTRONICA

 

 

È stato dimostrato che i pensieri altro non sono che un frutto di comunicazioni a varie frequenze di onde fotoniche (biofotoni) che possono essere proiettati anche a distanze incredibili. I pensieri sono simili ai campi frequenziali ed elettromagnetici e sono frutto di un complesso meccanismo energetico legato alla particolare funzione “ricetrasmittente” del DNA di certe cellule, che sarei propenso a definire nervose. Questa funzione potrebbe influenzare a cascata altre cellule sia in maniera positiva, producendo un biometabolismo armonico ed equilibrato, sia in maniera negativa.

 

Ogni pensiero che abbracciamo, ogni fantasia che abbiamo per provare una qualche emozione, crea un sentimento nel nostro corpo che viene registrato nella nostra anima. Questo sentimento crea poi il presupposto per gli avvenimenti della nostra vita, perché attirerà a noi quelle circostanze che corrispondono al sentimento già registrato nella nostra anima ed esse lo ricreano. I nostri “pensieri” sono arbitri della nostra salute o della nostra malattia, essendo essi, in un certo senso, il frutto di emissioni di particolari e spesso delicate onde radianti.

 

L’attività del nostro cervello e dei nostri pensieri genera onde pensiero.

 

Quando le vibrazioni diventano di una certa intensità, potenza e persistenza diventano forme pensiero, che iniziano a lavorare e interagire con il nostro campo energetico.

 

Le onde pensiero possono modificare l’energia sottile, la materia, possono influire sui nostri stati d’animo, emotivo e alla fine possono modificare anche la nostra salute.

 

Sulla base delle Forme Pensiero (FP), studiate fin dal 1900 circa, si sviluppano e collegano tutti i concetti energetici legati a:

 

– legge di attrazione

 

– pensiero positivo

 

– molti aspetti legati all’agopuntura e alla medicina cinese

 

– gli effetti karmici lefati al pensiero e ai comportamenti verso gli altri

 

– agli studi sull’energia aurica umana e ai colori fotografati e identificati

 

 

 

Alcuni concetti vengono menzionati e spiegati ad esempio da Givaudan nei suoi libri.

 

 

 

LE ONDE del PENSIERO

di William Walker Atkinson

 

In genere vediamo quello che stiamo cercando.

Come un sasso lanciato in acqua, il Pensiero produce increspature e onde che si propagano lungo il grande Oceano del Pensiero. C’è una differenza, comunque: le onde sull’acqua si muovono su un solo livello in tutte le direzioni, mentre le onde del pensiero muovono in tutte le direzioni da un centro comune, proprio come i raggi che irradiano dal sole.

 

Proprio come qui sulla terra siamo circondati da un grande mare d’aria, allo stesso modo siamo circondati da un grande mare della Mente. Le onde del nostro pensiero si propagano attraverso questo vasto etere mentale, estendendosi, comunque, in ogni direzione, come ho spiegato, diminuendo in qualche modo la loro intensità, in base alla distanza attraversata, a causa della frizione causata dalle onde che entrano in contatto con il grande corpo della Mente che ci circonda da ogni lato.

 

Tali onde del pensiero posseggono altre qualità che le differenziano da quelle sull’acqua. Hanno la capacità di riprodursi. In questo senso somigliano più alle onde sonore che a quelle sull’acqua.

 

Proprio come la nota di un violino farà vibrare e “cantare” un bicchiere di vetro sottile, allo stesso modo un pensiero energico tenderà a risvegliare vibrazioni simili nelle menti inclini a riceverle.

 

Molti dei “pensieri randagi” che giungono fino a noi non sono altro che riflessi o risposte a pensieri energici inviati da qualcun altro. Ma a meno che la nostra mente non sia incline a riceverli, probabilmente il pensiero non ci influenzerà.

 

Se facciamo pensieri importanti la nostra mente acquisisce un tema principale che corrisponde al tipo di pensiero che abbiamo fatto. E una volta che questo tema si sarà insediato saremo pronti a catturare le vibrazioni di altre menti orientate verso lo stesso pensiero.

 

D’altro canto, prendiamo pure l’abitudine di fare pensieri opposti e presto echeggeremo il basso ordine di pensiero evocato dalle menti di migliaia di persone che fanno gli stessi pensieri.

 

Noi siamo in larga parte ciò che pensiamo; l’equilibrio è rappresentato dal tipo di suggestione e di pensiero altrui che ci ha raggiunto in due possibili modi: direttamente, attraverso suggestioni verbali, oppure telepaticamente per mezzo di tali onde del pensiero.

 

Comunque la nostra attitudine mentale generale determina il tipo di onde del pensiero che riceviamo dagli altri, così come quelle emesse da noi stessi. Riceviamo soltanto quei pensieri che sono in armonia con la nostra attitudine mentale generale, mentre i pensieri in disarmonia con essa ci influenzano molto poco, in quanto non risvegliano in noi alcuna risposta.

 

È improbabile che chi crede fermamente in se stesso e mantiene un’attitudine mentale forte e positiva, fatta di fiducia e determinazione venga influenzato dai pensieri negativi e avversi di scoraggiamento e sconfitta emanati dalle menti di persone in cui predominano queste ultime sensazioni.

 

In modo analogo, se tali pensieri negativi raggiungono qualcuno la cui attitudine mentale impostata su una nota bassa, rafforzano questo stato e aggiungono carne al fuoco che ne consuma l’energia, o se preferite questa metafora, servono a estinguere il fuoco della sua energia e attività.

 

Noi attraiamo verso di noi i pensieri altrui dello stesso ordine. Colui che pensa al successo entrerà con tutta probabilità in sintonia con menti altrui dai pensieri analoghi; ed essi si aiuteranno a vicenda. Colui che consente alla propria mente di indugiare su pensieri di sconfitta si avvicinerà alle menti di altre persone “sconfitte” – e ciascuno contribuirà a scoraggiare ulteriormente l’altro.

 

Chi pensa che tutto è male vedrà solo male ed entrerà in contatto con persone che sembreranno dimostrare la sua teoria. Mentre colui che cerca il buono in tutto e tutti attrarrà con ogni probabilità cose e persone rispondenti a tale pensiero. In genere vediamo quello che stiamo cercando.

 

Comprenderete meglio questa idea se pensate allo strumento senza fili di Marconi, che riceve le vibrazioni esclusivamente dallo strumento mittente che è stato programmato per farlo, mentre altri telegrammi attraversano l’aria delle vicinanze senza influenzarlo.

 

La stessa Legge vale per le operazioni del Pensiero. Riceviamo soltanto ciò che corrisponde al nostro atteggiamento mentale.

 

Se siamo scoraggiati possiamo essere certi di essere caduti in una nota negativa e di essere stati influenzati non soltanto dai nostri pensieri, ma di aver ricevuto anche i pensieri deprimenti dello stesso ordine, emanati continuamente dalle menti degli sfortunati che non hanno ancora appreso la Legge dell’Attrazione del Mondo del Pensiero.

 

E quando in certe occasioni ci sentiamo energici e pieni di entusiasmo, con quale velocità avvertiamo l’influenza dei pensieri coraggiosi, audaci, energici, positivi emanati dagli essere viventi della terra!

 

Ce ne accorgiamo subito quando abbiamo un contatto fisico con delle persone e avvertiamo le loro vibrazioni, deprimenti o corroboranti, a seconda del caso. Ma la stessa Legge opera a distanza, sebbene in maniera minore.

 

La Mente ha molte tonalità, che vanno dalla nota alta più positiva alla nota bassa più negativa, con molte altre in mezzo, la cui intensità varia a seconda della loro rispettiva distanza dal polo positivo o da quello negativo.

 

Fonte: La Straordinaria Forza di Attrazione dei Nostri Pensieri – Thought Vibration, Bis Edizioni

 

Una spiegazione fisica della mente.

 

Considerato tutto ciò, è legittimo chiedersi se lo studio scientifico della mente umana possa trovare risposte valide in termini di fisica fondamentale piuttosto che nei tradizionali termini materialistici.

Fino ad oggi nessuno ha mai tentato un serio approccio fisico allo studio della mente: essa è considerata un’entità secondaria (rispetto alle entità fisiche fondamentali), riscontrata solo in organismi complessi come l’uomo o gli animali, e pertanto di esclusiva pertinenza delle scienze biologiche. Ma alcuni fisici, in seguito allo sviluppo della meccanica quantistica, hanno iniziato a chiedersi se la questione della mente possa avere relazioni con la fisica moderna, e questo per almeno due motivi:

1) il principio di indeterminazione (Heisenberg, 1927) sembra permettere un piccolo margine per un “libero arbitrio” della natura;

2) alcuni aspetti paradossali ma verificati della meccanica quantistica sembrerebbero richiedere l’esistenza di una “consapevolezza” nei fenomeni subatomici, o comunque richiedono un riesame del concetto di “oggettività” e del ruolo dell’osservatore cosciente nei fenomeni fisici (Bell, 1966; Aspect ed altri, 1982; Mandel, Chiao ed altri, 1991).

D’altra parte una spiegazione fisica della coscienza deve pur esistere, se non si vuole ricadere in una concezione metafisica che separi la mente dal resto del mondo. Ebbene, oggi sappiamo che l’attività mentale è dovuta a processi chimici e fisici che avvengono nel cervello e nel sistema nervoso, a livello molecolare, atomico e probabilmente anche subatomico, cioè a livelli descritti dalla meccanica quantistica [le ragioni per cui è lecito ipotizzare che il processo del pensiero cosciente sia un processo quantistico sono riportate nelle note finali, con gli opportuni riferimenti].

 

http://www.laradionica.it/psicotronica.html

 

 

 

Manuale di psicotronica sperimentale, di ROBERTO VOLTERRI

 

 

Dopo decenni di ricerche e un primo libro di psicotronica, che risale agli anni Settanta, Roberto Volterri torna ora con Manuale di psicotronica sperimentale, testo completo e aggiornatissimo, che ci informa sulle esperienze di natura parapsicologica.

Come dice l’Autore stesso nell’introduzione, questi fenomeni appartengono a vari campi di studio, tra cui la fisica, la chimica, la biologia e anche la psicologia: quindi le energie che si manifestano possono essere registrate, misurate e analizzate, non essendo “esclusivo appannaggio del ‘mistico’ e ‘dell’iniziato’, i quali accedono a dette esperienze attraverso vie diverse, meno scientifiche, anche se in taluni casi… più efficaci”.

 

Il manuale è diviso in sette capitoli, ciascuno dei quali prende in esame un fenomeno, fornendone i dati storici, gli studi fino a oggi e le indicazioni per costruire da sé alcune semplici apparecchiature per indagare a fondo e constatare di persona i risultati:

 

– L’effetto Kirlian e i campi bioplasmatici, che rievocano gli studi per fotografare l’aura psichica umana, iniziati da Semyon Davidovich Kirlian e da sua moglie: come si deve interpretare l’alone che appare intorno ai soggetti fotografati? E’ forse il nostro corpo astrale, quello di cui parlano magisti e mistici? Si tratta di un “effetto corona”, banale fenomeno dovuto alla ionizzazione dell’aria? Poiché queste apparecchiature sono molto costose, chi è animato da spirito di sperimentazione (e ha pazienza e capacità manuali) potrà seguire le semplici istruzioni e costruirsi una Camera Kirlian a prezzo contenuto.

 

– L’effetto Backster e le possibilità di percezione sensoriale delle piante, su cui esiste addirittura una corrente di pensiero, che sostiene che le piante “sentono”, cioè hanno reazioni emotive di fastidio, paura, dolore, gioia, benessere, tristezza molto simili a quelle umane e addirittura, al momento della morte, liberano una specie di “anima” sotto forma di energia elettrica. L’Autore riassume tutti gli studi in materia e ci insegna a realizzare un sistema di rilevamento che ci permetta di testare amori e idiosincrasie delle nostre amiche piante.

 

– Elettronica e onde cerebrali, che ci porta negli stati alterati di coscienza provocati da pratiche come lo yoga, la meditazione trascendentale, l’ipnosi e lo sdoppiamento. E’ possibile controllare la mente e raggiungere la consapevolezza, l’illuminazione, come sostengono molti Maestri Spirituali? Gli studi compiuti su questo tema hanno portato a conclusioni stupefacenti…

 

– Le facoltà extrasensoriali, capitolo al quale molti nostri lettori correranno subito, appena aperto il libro! Le prime esperienze di controllo sulle facoltà paranormali furono fatte con le Carte Zener, raffiguranti cinque simboli che il soggetto in esame doveva indovinare. Oggi si usano sistemi elettronici, ma lo scopo è sempre lo stesso: individuare poteri superiori negli esseri umani, quali la telepatia, la trasmissione del pensiero, la localizzazione di persone scomparse, acqua nel sottosuolo e anche minerali.

 

– La psicocinesi, che prosegue il discorso iniziato nel capitolo precedente: è possibile spostare oggetti col pensiero? Questo è l’ipotetico potere mentale più studiato (in particolare sui medium) e più amato (nei personaggi dei film e dei libri che praticano la magia e riescono a spostare mobili in pochi attimi e a catapultare i nemici attraverso le stanze con poca fatica e grande soddisfazione). Con un semplicissimo elettroscopio casalingo potrete testare anche voi questa facoltà.

 

– L’effetto Raudive, che prende nome da Kostantin Raudive, psicologo e filosofo lettone, che studiò la psicofonia, che è la registrazione di voci provenienti da altre dimensioni. Le strane voci, la cui scoperta fu del tutto casuale (fatta durante la realizzazione della colonna sonora di un documentario sulla vita degli uccelli), furono interpretate come messaggi dai defunti, ma da altri furono presi per interferenze radiofoniche o addirittura interventi psicocinetici fatti dallo stesso operatore, anche se inconsciamente. Da qualunque parte vengano, è abbastanza facile registrarle e, se volete mettervi in contatto con l’altra dimensione, l’Autore vi spiegherà come farlo.

 

– La mummificazione di piccoli corpi organici, effetto che alcune persone riescono a ottenere con l’emissione di una radiazione dalle loro mani, senza l’ausilio di mezzi tecnici, disidratando un corpo fino a renderlo duro come il legno e inalterabile nel tempo. Ma come può accadere questo?

 

 

…http://www.spaziofatato.net/recvolterri6.htm

Negli anni settanta studi condotti soprattutto per scopi militari sia da sovietici che statunitensi, portarono alla scoperta dell’effetto psicotronico (relazione fra mente e variazione fisica indotta) mediante cui alcuni induttori, fra cui l’azione della mente, possono agire direttamente sulla materia, accelerando la sua trasformazione. Lo scienziato Louis Kevran (proposto per il premio Nobel nel 1972) dimostrò la possibile trasformazione sperimentale di un elemento (il potassio) in un altro (il calcio). Tale fenomeno prende il nome di effetto “kindling” e ricorda il principio terapeutico dell’agopuntura, la quale si basa su una modulazione virtuale psicotronica focalizzata su punti specifici cutanei e introdotta nel sistema nervoso, dove si concentra nel tempo, raggiungendo livelli energetici tali da determinare trasformazioni anche fisiche, apprezzabili e ripetibili. Nel 1973, il cecoslovacco Pavlita, mostrò al dr. Stanley Krippner uno schema di generatore psicotronico in grado di modificare la struttura genetica a distanza e ottenere reazioni psicobiofisiche. A seguito di questi studi, il fisico sovietico Kaznakeyev, scoprì l’interazione intercellulare (mediante un meccanismo simile alla trasmissione di dati mediante onde elettromagnetiche del tipo AM / FM) in un sistema formato da due culture di tessuti. Tali acquisizioni diedero il via a esperimenti militari che portarono a rendere possibile l’infezione (tramite batteri e virus) a distanza per effetto della vibrazione atomica della struttura del quarzo.

 

ritorno su questo argomento perché il mio cuore reputa importante far conoscere certe cose a tanti cari amici. Molte volte ho rimarcato quella SCIENZA DELL’ANIMA del grandioso STEINER e del suo più valido continuatore ARCHIATI.

 

Sul bel tema di Steiner, anche se lungo vorrei rimarcare un principio naturale per capire gli effetti che la COSCIENZA UMANA produce nel nostro sistema ed in tutto il globo per quella legge naturale dell’attrazione LEGATA AL PRINCIPIO UNIVERSALE CHE L’ENERGIA SEGUE SEMPRE IL PENSIERO. (questi insegnamenti furono dettati in ogni tempo da grandiosi esseri superiori come anche dal grandioso Maestro Gesù, ma molte volte per cattive interpretazioni non sono stati capite)

 

Vorrei anche rimarcare, con tutte le riserve di questo mondo che è anche vero che se non ci fosse stato quel PROGRESSO SCIENTIFICO che in parte si è sposato anche con il PROGRESSO MORALE non ci sarebbero stati UOMINI DI BUONA VOLONTA’ che avrebbero creato ospedali, istituti di assistenza per l’infanzia e per gli anziani, movimenti per i diritti umani e molte altre istituzioni sociali che non esistevano in un tempo passato. Certo non tutto è stato fatto ed ancora tanto si deve fare in questa direzione per arrivare ad un vero ORDINE MORALE.

 

Dobbiamo solo capire quali leggi naturali governano il mondo materiale delle apparenze e quali forze naturali agiscono nel loro insieme.

 

Come dicevo per meglio motivare quanto sia importante plasmare amorevolmente i propri pensieri vi rapporto qualcosa che parla dell’HADO un termine giapponese che letteralmente significa VIBRAZIONE , Il SOFFIO VITALE, il PRANA, LA FORZA ELETTRODEBOLE, è l’energia cosmica che è presente in ogni cosa ,che circola ovunque attraverso un semplice respiro. E’ una energia sottile, interconnessa al livello subatomico e definita in quella teoria degli iperspazi. (l’etere cosmico, l’anima cosmica del corpo di Dio in cui vanno in manifestazione tutte le cose)

 

Come l’energia elettrica all’inizio fu vista dai non conoscitori come una diavoleria ,ma poi si rivelò illuminante per tutti gli usi che conosciamo, così presto si parlerà sempre di più del potere del suono e della PSICOTRONICA perché anche questa energia che scaturisce dall’HADO è misurabile con la percezione dei sensi e dimostrabile con i risultati scientifici.

 

Masaru Emoto un noto scienziato giapponese la cui fama internazionale si deve al fatto di aver scoperto che l’ ACQUA E’ SENSIBILE ALLE VIBRAZIONI DELLE PAROLE ED AL SUONO. Durante le sue numerose conferenze in tutto il mondo spiega e dimostra con una serie di esperimenti come la struttura dei cristalli d’acqua sottoposte all’esperimento “auditivo” assume forme completamente diverse una volta congelate.

 

I cristalli formatasi dall’acqua che era stata sottoposta a musica “metal” o una parola cattiva, una bestemmia, o parole tipo “guerra”, “odio” ecc,. avevano una struttura informe orribile e assai irregolare, mentre i cristalli d’acqua sottoposti a suoni armonici tipo “musica dolce, classica” parole come “amore”, “gioia”, “pace” ecc. assumevano una struttura assai bellissima ed indescrivibile, Non solo Masuro si accorse che anche IL PENSIERO E’ IN GRADO DI PRODURE GLI STESSI EFFETTI.

 

Queste sono prove tangibili che dimostrano gli effetti dell’ENERGIA SOTTILE” lo stesso effetto prodotto sulle galline sottoposte a particolari onde vibrazionali che alla fine come risultato finale producono più uova.

 

Sul potere del SUONO, dei PENSIERI, delle PAROLE, dei GIUSTI SENTIMENTI ci sarebbe ancora tantissimo da dire, ma lo lascio intuire attraverso queste poche rimarcate parole: In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio – E FU IL VERBO, E FU LA LUCE, E FU LA VITA.

 

Se solo si capisse quali effetti hanno le parole, i sentimenti i pensieri verso noi stessi e gli altri. Certo qualcuno conosce da tanto tempo queste forze e spesso le ha utilizzate per controllare le masse ignari e assai non conoscitori delle leggi della natura.

 

Oggi, la maggioranza delle persone che pensano non si rende conto che la nostra tecnologia scientifica usata assai male e la nostra industrializzazione diffusa lentamente stanno avvelenando sia gli esseri che vi abitano che il pianeta terra. E’ necessario svegliarci per capire un fatto ancora più importante ed impellente che:

 

I PENSIERI E LE PAROLE DEI NOSTRI EGO ALTERATI DA TANTE ASSURDE INDUTTANZE, SONO UGUALMENTE DISTRUTTIVI PER IL NOSTRO PIANETA, IN QUANTO SONO DELLE FORME DI’ENERGIA DI COSCIENZA CRISTALLIZZATA ESATTAMENTE CIO’ DI CUI E’ FATTO IL NOSTRO MONDO.

 

il nostro mondo intero non è altro che una gigantesca forma di energia di coscienza composta di miliardi di forme di coscienza individuali positive e negative. E’ inevitabile che queste produce effetti sul sistema in cui si vive, con conseguenziale catastrofici come gli effetti prodotti dai cicloni, dagli uragani, dai maremoti, dai terremoti, dalle inondazioni, dalle bufere e da tantissimi altri mali, perché è come se si producesse una rottura nell’equilibrio della LEGGE UNIVERSALE che è AMORE ORDINE ed ARMONIA.

 

SOLO CONOSCENDO SE’ STESSI L’ESSERE UMANO POTRA’ ELEVARSI OLTRE GLI ERRORI, PERCHE’ LA CONOSCENZA E LA CONSAPEVOLEZZA PRIMA O POI PER QUELLA UNIVERSALE DELL’EVOLUZIONE CHE PASSA PER L’AMOREVOLE CUORE CONDUCE CON GRANDE AMORE A QUELLA DIVINA FIGLIOLANZA, NON PRIMA PERCHE’ SAREBBE CONTRO OGNI PRINCIPIO D’ORDINE MORALE CHE GOVERNA ED EQULIBRIA OGNI COSA.

https://gabrielelaporta.wordpress.com/tag/psicotronica/

LA PSICOTRONICA

È stato dimostrato che i pensieri altro non sono che un frutto di comunicazioni a varie frequenze di onde fotoniche (biofotoni) che possono essere proiettati anche a distanze incredibili.

la domanda sorge spontanea: da chi, dove, quando?

Parecchie volte ho sentito storie di uomini e donne che fissavano le capre uccidendole. Lo so che farò ridere qualcuno, perché è come ricalcassi la parodia del film con Clooney, ma intanto è una realtà che questi dimostravano di poter realizzare a comando e per tutti volessero vedere il fenomeno coi loro occhi. In sud America se ne vedono di cotte e di crude. Questa gente è sciamanica e di tribù maya o indigene comunque, ed ero piccolo, ma ho assistito e non so spiegarmi come facessero.

Poi ho sempre ascoltato storie dello stesso ambito, cioè come questi lo facevano per le capre lo potevano fare con tutti, i fiori erano facili da uccidere e annichilire con la mente e fissando con gli occhi. Si dice che certa gente viva questa condizione come una allergia alle cose viventi addirittura, e che a loro basta toccare un fiore o una pianta senza manco farci niente di particolare che poi muore da lì a qualche giorno sembra spontaneamente. Mentre se fissano con gli occhi abbastanza intensamente, muore subito.

Esistono ogni genere di cose come poteri manifestati da persone in tutto il mondo e nelle diverse epoche, e anche questo ne è una parte.

*

Sospetto tra l’altro che tutte le costruzioni monumentali che non sappiamo spiegarci bene come piramidi, obelischi e templi, ziqqurat e simili, siano tutte strutture per esercitare un influsso al pianeta e fanno da parafulmine a qualche energia, come quella fotonica o psicotronica forse. E sono conoscenze pagate care dai popoli che scapparono per tempo dal continente di Mu circa 30000 anni fa, quando tra l’altro la polarità terrestre era l’inverso di quella attuale. Sospetto solo che siano quei popoli che hanno fondato più di 12000 anni fa tutte quelle civiltà con piramidi dislocate nel mondo come gli olmechi e gli egizi. Basta pure fare caso ai lineamenti facciali nelle corrispettive statue per iniziare a sospettare qualcosa.

—————————- se conosci qualcuno che piega i cucchiai allora —–

esercitati con lui —- prima o poi — dovrai .. cavartela da solo a mangiare la minestra———————————-

Il pericolo di guerra e i “piegatori di cucchiai” tra i militari USA

Un raggruppamento di militari utopisti nella cordata di Cheney caldeggia l’offensiva nucleare preventiva contro l’Iran. È dietro la politica delle torture. Se ne intravedono le tracce nella creazione delle bande terroristiche “islamiche” e dei dirottatori dell’11 settembre.

Nelle interviste concesse intorno alla metà di agosto alle emittenti radiofoniche statunitensi WLIB e TRNS, ed alla televisione libanese NewTV SAT, il fondatore dell’EIR Lyndon LaRouche ha denunciato i piani di guerra nucleare preventiva che l’amministrazione Cheney-Bush si ripropone di scatenare contro l’Iran e il rischio che venga orchestrata una nuova atrocità terroristica contro gli Stati Uniti. LaRouche ha quindi annunciato la pubblicazione immediata di un nuovo dossier speciale sul conto di un raggruppamento di militari, i più impegnati a promuovere tale guerra, che sono soprannominati “i piegatori di cucchiai”, cioè promotori di balordaggini come le tecniche parapsicologiche e occultiste ma che sostanzialmente si ricollegano all’idea del superuomo di Nietsche.
Secondo LaRouche: “Negli Stati Uniti, come pure nei servizi segreti britannici, c’è un raggruppamento che abbiamo soprannominato ‘i piegatori di cucchiai’ per la loro eccentricità molto pericolosa, che possono provocare dei grossi guai. Cheney è molto vicino a questa gente (…) Secondo me sono pazzi da legare, e della mia stessa convinzione sono personaggi come Bill Colby, ex direttore della CIA, e gran parte dei nostri alti ufficiali. Ma fintanto che Cheney resterà alla vice presidenza costoro saranno un fattore importante, e questo è il nostro problema principale”.

Farli filare dritti a suon di bombe nucleari

Un esempio è il gen. Paul E. Vallely, presidente del Comitato militare del centro di politica di sicurezza di Frank Gaffney ed esponente del centro di propaganda anti-iraniana Iran Policy Committee [1] e cliente della Benador Associates [2]. Vallely, il cui pedigree è illustrato più avanti, si è espresso favorevolmente al ricorso degli USA alle armi nucleari contro l’Iran in una intervista a Bill Jones dell’Executive Intelligence Review. Il 15 agosto Jones gli ha chiesto: “Ci parli allora delle opzioni possibili nei confronti dell’Iran. Lei ci dice che gli israeliani tengono sotto tiro dei siti iraniani. Si dice inoltre che anche gli USA tengano quei siti sotto tiro”.
Wallely: “Si, è così. 81 obiettivi sono già sotto tiro”. Ha quindi aggiunto che sebbene alcune strutture realizzate sotto terra siano difficili da colpire, importante è “l’impatto psicologico di indirizzare su quei siti alcune JDAMs …”, cioè le ‘bombe intelligenti’. Vallely ha quindi parlato della sua “strategia di deterrenza nucleare contro l’Islam radicale” che è “molto simile a ciò che affrontammo nella Guerra Fredda, quando dicemmo ai russi: se lanciate un solo missile spariranno dieci vostre città. OK. In qualche modo dobbiamo far capire all’Islam radicale che se si presenta una qualsiasi indicazione di una sola arma nucleare che arriva negli Stati Uniti, Mecca e Medina verranno ridotte in sabbia. Non ci sarà più un altro hajj [pellegrinaggio alla Mecca]. Ma essi debbono fare un hajj nell’arco della loro vita. (Ride). Non che vogliamo farlo, ma occorre incutere in loro un timor di Dio. E’ l’unica cosa che capiscono…”

Chi sono i “piegatori di cucchiai” di Cheney?

Le figure principali di questi ambienti sono:
• Il general maggiore Albert N. Stubblebine III. E’ stato il direttore dell’intelligence dell’esercito INSCOM (Intelligence and Security Command) tra il 1981 ed il 1984. In quel periodo lanciò una serie di progetti segreti a Fort Meade per la ‘visione remota’ e altre cose del genere. Stubblebine è stato forse il più esplicito nel proporre una versione New Age delle tecniche militari di combattimento. Nel 1981 fondò una “unità di spie psichiche” a Fort Meade e promosse progetti analoghi a Fort Bragg. Era convinto che applicando le tecniche giuste del controllo “della mente sulla materia” gli sarebbe stato possibile attraversare i muri, cosa che però pare che non gli sia ancora riuscita.
• Il gen. Peter Schoomaker, attualmente Capo di stato maggiore dell’esercito, è stato comandante generale del Comando congiunto per le Operazioni speciali (1994-1996), comandante delle Operazioni speciali dell’esercito (1997-2000). Secondo il libro molto ben documentato di Jon Ronson sulla diffusione della New Age nell’esercito USA (“The Men Who Stare at Goats”, Simon & Schuster, New York, 2004 – gli uomini che fissano le capre), il gen. Schoomaker ha costituito un centro studi dell’ufficio del Capo di stato maggiore dell’esercito per diffondere l’applicazione di bislacche tecniche para-normali nell’esercito USA, come suo contributo alla guerra globale al terrorismo di George W. Bush.
• Il gen. Wayne Downing, anch’egli è stato comandante in capo delle Operazioni speciali. In precedenza aveva diretto le operazioni speciali in occasione dell’invasione di Pamana del 1989, in cui furono impiegate alcune delle tecniche di “guerra mentale” nell’assedio della nunziatura apostolica in cui si era rifugiato Manuel Noriega. Dopo l’11 settembre 2001 il gen. Downing fu nominato Direttore nazionale e vice consigliere di sicurezza per la lotta al terrorismo della Casa Bianca, dove è rimasto in carica fino al giugno 2002. Secondo fonti militari il gen. Downing avrebbe lasciato l’incarico dopo che gli Stati maggiori riuniti respinsero come “pura follia” il suo piano di bombardamento massiccio dell’Iraq, che avrebbe dovuto “sbigottire ed atterrare” il paese, a cui doveva far seguito un’invasione di terra di 25 mila elementi delle forze speciali.
• Il gen. William Boykin. Comandante generale delle Operazioni speciali dell’esercito di Fort Bragg dal 1998 al 2000. In precedenza, tra il 1992 ed il 1995, aveva comandato la nota unità anti-terrorismo Delta Force. Era a capo delle forze speciali che a Mogadiscio, in Somalia, provocarono nel 1993 il grave incidente del “Black Hawk” in cui molti soldati americani furono uccisi e feriti, e altri picchiati a morte dai locali “signori della guerra” e trascinati per le strade della città. Nell’operazione furono impiegate alcune delle innovative tecniche non-letali (illustrate più avanti) promosse dal col. John Alexander, che evidentemente fecero cilecca. Dal marzo 2000 al giugno 2003 il gen. Boykin ha diretto il Centro forze speciali John F. Kennedy dell’esercito. E’ stato poi promosso vice sottosegretario alla Difesa per l’intelligence, carica che ancora ricopre. Il giornalista Seymour Hersh ha scritto in un articolo del The New Yorker che Boykin e il suo diretto superiore, Stephen Cambone, sono i responsabili delle operazioni speciali delle squadre “cerca e uccidi”. Boykin sollevò molto scalpore con un discorso che tenne – in divisa – in una chiesa di fondamentalisti cristiani in cui caratterizzò l’Islam come una religione “satanica” e l’invasione dell’Iraq da parte degli USA come una “crociata”. Disse anche che “Dio ha posto George W. Bush alla presidenza”. Il suo equilibrio mentale fu posto in discussione e l’ispettorato generale del Pentagono dovette aprire un’inchiesta.

”Guerra mentale” e satanismo

Uno squarcio sull’ideologia dei “piegatori di cucchiai” si ottiene dalla lettura delle opere del già menzionato Paul E. Vallely, del maggiore Michael A. Aquino e del gen. Thomas McInerney. Il primo si è laureato a West Point ed è andato in congedo nel 1991 dopo essere stato vice comandante generale dell’US Army per il Pacifico. Ha poi ottenuto un posto alla Fox TV di Rupert Murdoch come commentatore militare.
Il maggiore Aquino era un esperto di guerra psicologica che nel 1975 fondò una setta satanica chiamata “Il tempio di Set”, che subentrò alla Chiesa di Satana di Anton LeVay. Fu sospettato di essere al centro di un giro di pedofilia.
McInerney, insieme a Vallely, ha fondato l’Iran Policy Committee.
Recentemente Vallely e McInerney hanno pubblicato un libro intitolato “Endgame–Blueprint for Victory for Winning the War on Terror” (Resa dei conti, il piano per vincere la guerra al terrorismo) la cui sostanza si ritrova in un documento che Vallely scrisse insieme ad Acquino nel 1980. In quello scritto, intitolato “From PSYOP to MindWar: The Psychology of Victory” (dalla guerra psicologica alla guerra mentale: la psicologia della vittoria) si presentava un piano per una guerra psicologica perpetua, rivolta anche contro la stessa popolazione americana. Nel documento, che si colloca sulla scia di un’opera altrettanto balorda del col. John Alexander, si afferma tra l’altro: “La guerra mentale strategica deve iniziare nel momento in cui la guerra si ritiene inevitabile. Deve ricercare l’attenzione della nazione nemica attraverso ogni mezzo possibile e deve colpire i potenziali soldati della nazione prima che essi indossino le uniformi. Essi sono più vulnerabili alla guerra mentale nelle loro case e comunità…”
“La guerra mentale è soprattutto strategica … Nel suo contesto strategico deve estendersi in ugual modo ad amici, nemici e neutrali in tutto il globo – non attraverso i primitivi volantini gettati sui campi di battaglia o gli altoparlanti della guerra psicologica, né attraverso gli sforzi deboli, imprecisi e limitati della psicotronica – ma attraverso i mezzi d’informazione posseduti dagli Stati Uniti che hanno la capacità di raggiungere virtualmente ogni popolo sulla faccia della terra. Questi mezzi d’informazione ovviamente sono quelli elettronici, radio e televisione. Gli sviluppi più avanzati delle trasmissioni consentono una penetrazione delle menti ovunque nel mondo come non sarebbe stato concepibile fino a pochi anni fa. Come la spada di Excalibur, noi dobbiamo arrivare ad impossessarci di questo strumento e questo può trasformare il mondo per noi, se avremo il coraggio e l’integrità di promuovere con esso la civiltà…”
“Per essere efficace la guerra mentale deve prendere di mira tutti i partecipanti. Non deve soltanto indebolire il nemico ma deve rafforzare gli Stati Uniti. Lo fa negando alla propaganda nemica di poter raggiungere il nostro popolo e spiegando e sottolineando alla nostra gente quali sono gli interessi nazionali in una data guerra”. Vallely promosse anche le tecniche subliminali di lavaggio del cervello e le armi che aggrediscono direttamente il sistema nervoso e cerebrale delle popolazioni prese di mira: “Vi sono delle condizioni puramente naturali in cui le menti posso diventare più o meno recettive e la guerra mentale deve avvantaggiarsi completamente di questi fenomeni come l’attività elettromagnetica dell’atmosfera, ionizzazione dell’aria ed onde alle frequenze estremamente basse”.

Ascendenti su Rumsfeld

Una cosa importante da sottolineare è che gli schemi della “guerra mentale” di Vallely e del satanista Aquino assomigliano paurosamente alla Total Information Awareness (TIA), un programma varato nel Pentagono di Rumsfeld sotto la direzione dell’ammiraglio John Poindexeter, salito alle cronache nel caso Irangate. Ufficialmente questo progetto, che comprendeva un colossale sistema di data-mining (tecniche informatiche per l’esplorazione delle grandi banche dati), è stato poi accantonato a seguito di una serie di rovesci, ma secondo alcuni osservatori c’è da sospettare che il programma sia semplicemente gestito “con altri mezzi”, i meno trasparenti.
In effetti lo scorso 16 agosto Philip Shenon ha scritto sul The New York Times che nel Pentagono c’è un programma super segreto, denominato Able Danger, che aveva individuato Mohammed Atta e altri tre dirottatori dell’11 settembre 2001 già un anno prima dell’attacco, ma i legali del Pentagono, presso lo Special Operations Command, si rifiutarono di inoltrare le informazioni alla FBI perché così facendo avrebbero rischiato di suscitare polemiche e inchieste sul super programma di data-mining. Il New York Times avrebbe appreso del programma Able Danger dal col. Anthony Schaffer che era allora l’ufficiale di collegamento tra il programma e la Defense Intelligence Agency.
Il giornalista investigativo Seymur Hersh riferiva in un articolo pubblicato all’inizio dell’anno sul The New Yorker, intitolato “The Coming Wars”, che le forze speciali hanno dei programmi segreti di “guerra delle pseudo-bande”, l’infiltrazione dei movimenti insurrezionali o di resistenza.
Hersh fa riferimento ad un articolo apparso nel settembre 2003 sul San Francisco Chronicle. L’autore è John Aquilla, analista della Naval Postgraduate School e consigliere per la controinsurrezione del Pentagono. L’articolo fa capire che le Forze Speciali USA ricorrono alla creazione delle “pseudo bande” con cui infiltrare formazioni come Al Qaeda: “Quando le operazioni militari convenzionali e i bombardamenti non riuscirono a sconfiggere l’insurrezione dei Mau Mau in kenya, negli anni Cinquanta, gli inglesi costituirono squadre con elementi della tribù amica dei Kikuyu che si atteggiarono come terroristi. Queste ‘pesudo bande’, come furono chiamate, facilmente costrinsero i Mau Mau sulle difensive, o facendo prima amicizia e poi aggredendo le bande dei combattenti oppure segnalando ai bombardieri i campi dei terroristi. Ciò che funzionò nel Kenya mezzo secolo fa può meravigliosamente servire per minare la fiducia e il reclutamento nelle reti terroristiche di oggi. Formare delle nuove pseudo bande non dovrebbe essere tanto difficile”.
Un manuale che ha fatto storia

Nel libro citato, Jon Ronson ricostruisce gli albori di questa rete del New Age che si consolidò nei primi anni Ottanta, in particolare attorno alla “Cospirazione dell’Acquario”. Tutto però può essere fatto risalire ad un manualetto del colonnello Jim Channon, intitolato “First Earth Battalion”, una raccolta delle teorie New Age applicata alla difesa, pubblicato nel 1979, con il proposito di mettere a punto “tecniche non distruttive di controllo”. Marilyn Ferguson, autrice del famoso libro “La Cospirazione dell’Acquario” con cui si tornò a riproporre nel 1980 la “Cospirazione aperta” di H. G. Wells, era in contatto con il col. Jim Channon. Le diverse iniziative di Channon maturarono nel 1983 nella Task Force Delta, che comprendeva un raduno trimestrale dei circa 300 ufficiali interessati al New Age e all’occultismo. Inizialmente costoro si tenevano in contatto tra loro attraverso la famosa Defense Advanced Research Project Agency, DARPA, un sistema di interconnessione a distanza dei computer che successivamente si evolse nell’internet.
Questi ambienti tirarono dentro anche l’originale “piegatore di cucchiai” israeliano Uri Geller, ex prestigiatore che fu introdotto nell’intelligence USA dal dott. Andrija Puharich, esperto di parapsicologia e telepatia della Divisione Guerra Psicologica dell’US Army i cui esperimenti in questo campo risalgono agli anni Cinquanta. Il dott. Puharich dirigeva la Round Table Foundation of Electrobiology, dedita agli esperiementi sulle onde cerebrali. Era un personaggio vicino al fondatore della cibernetica McCulloch e al guru della controcultura, il britannico Aldous Huxley.

Wolfowitz e le armi non letali

Ronson racconta che nell’ottobre 2001 Uri Geller gli riferì, nel corso di una intervista, di essere stato “richiamato” dal governo USA subito dopo gli attacchi dell’11 settembre. Pare che l’amministrazione Bush fosse allora convinta che le “spie psichiche” avrebbero potuto essere utili nella caccia ad Osama e impedire così una qualche nuova atrocità.
In effetti, l’allora vice segretario della Difesa Paul Wolfowitz era stato un grande sostenitore di alcune idee di Alexander e Channon, nel periodo in cui aveva ricoperto l’incarico di primo consigliere politico di Dick Cheney, quando questi fu capo del Pentagono sotto Bush padre.
Il 10 marzo 1991 Wolfowitz inviò a Cheney un promemoria intitolato: “Abbiamo bisogno di una Iniziativa di Difesa Non Letale?”.
La Croce Rossa Internazionale ha compiuto studi e compilato valutazioni sulle tecniche “non letali” promosse da Alexaneder, Channon, ecc. Per armi non letali si intendono armi che infliggono una mortalità inferiore al 25%. Oltre a stramberie vere e proprie, queste armi comprendono basse frequenze sonore, i laser e certe categorie di armi chimiche e batteriologiche. Provocano cecità e sordità, rovinano il sistema gastro-intestinale ecc. Secondo la Croce Rossa è necessario che la materia sia affrontata nei trattati e convenzioni internazionali. Le tecniche in questione sono anche quelle impiegate negli interrogatori di Guatanamo e Abu Graib, notoriamente sviluppate a Fort Bragg, roccaforte delle Forze Speciali. Jim Channon ha confermato a Ronson che le tecniche per spezzare la volontà dei prigionieri negli interrogatori sono derivate dal suo manuale.
Nel memorandum che presentò a Cheney Wolfowitz scrisse: “Un vantaggio degli USA nelle tecnologie non letali aumenterebbe le nostre possibilità e rinsalderebbe la nostra posizione nel mondo del dopo guerra fredda”. Ovviamente Wolfowitz si astenne dall’elencare le tecniche più strane sviluppate da Alexander, il quale si era già congedato ed era passato a dirigere il Programma per le Armi non Letali del Los Alamos National Laboratory.
Nel 1990 il col. Alexander aveva pubblicato un libro intitolato “The Warrior Edge” (“La lama del guerriero”, nel senso del suo vantaggio o punto di forza) dove si va verso l’idea nietschiana del soldato-superuomo capace di scatenare la propria energia psichica. Su queste idee egli tenne già dei seminari, nel 1983, a cui parteciparono Albert Gore (poi senatore e vicepresidente), il gen. Max Thurmann e il gen. Stubblebine, che abbiamo già incontrato. Da allora, spiega Alexadner, lui e Al Gore sono rimasti grandi amici.
L’obiettivo del suo libro, scrive Alexander è “aprire la porta dello straordinario potenziale umano in ciascuno di noi. Per questo noi, come i governi nel resto del mondo, dobbiamo riconsiderare i metodi non tradizionali per intervenire sulla realtà. Dobbiamo aumentare la conoscenza del potenziale del sistema corpo/mente dell’individuo, la capacità di manipolare la realtà.”
Uri Geller non è stato l’unico ad essere “richiamato in servizio” dopo l’11 settembre. Anche Schoomaker, spiega Ronson, è stato riattivato all’inizio del 2004. Avrebbe tenuto una serie di incontri e “circolano voci che il gen. Schoomaker stia considerando di richiamare in servizio anche Jim [Channon] per creare un nuovo centro studi segreto concepito per incoraggiare l’esercito a pensare in termini sempre più diversi da quelli che vanno per la maggiore”.
Ronson arriva ad ipotizzare una riattivazione della Task Force Delta e questa sua ipotesi gli fu poi confermata per e-mail dallo stesso Channon il quale aggiunge che si parlava del centro studi “perché Rumsfeld ora è più aperto a contributi creativi nella guerra al terrorismo…”
Channon aggiunge: “L’esercito mi ha chiesto di tenere corsi ad un gruppo altamente selezionato di maggiori. Il First Earth Battalion è il manuale di base in questi corsi. Ne ho parlato alla presenza del gen. Pete Schoomaker … Sono in contatto con gente che si trova o è appena rientrata dall’Afghanistan e dall’Iraq. Ho presentato dei piani per una exit strategy formulati sulla base del First Earth Battalion. Sono in contatto settimanale con un esponente del battaglione di controllo dello stress in Iraq, che si serve del mio manuale e lo usa per informare i suoi commilitoni su come contribuire al servizio…”
Chi scatenò “l’energia psichica” l’11 settembre?

Jon Ronson ha chiesto a Stuart Heller, grande amico di Jim Channon e di Marilyn Ferguson, chi potesse meglio di altri simboleggiare le idee del “First Earth Batallion” ed Heller ha risposto senza esitare: “Bert Rodriguez. E’ uno degli individui più spirituali che conosco, o meglio, spirituale è la parola sbagliata. E’ occultista. E’ come l’incarnazione vagante della morte. Può fermarti in lontananza. Può influenzare eventi psichici con la sua mente soltanto. Se ti afferra l’attenzione può fermarti senza toccarti”.
Jon Ronson passa quindi a spiegare che “nell’aprile 2001 Bert Rodriguez prese un nuovo allievo, Ziad Jarrah. Ziad si era semplicemente presentato all’ US 1 Fitness Center dicendo di aver sentito parlare molto bene di Bert. Perché Ziad avesse scelto Bert, tra tutti gli istruttori di arti marziali che popolano i litorali della Florida è oggetto di pura speculazione. Forse Bert aveva una reputazione unica come occultista che lo precedeva, o forse a motivo dei suoi collegamenti con i militari. Inoltre Bert una volta era stato l’istruttore del capo della sicurezza di un principe saudita. Forse sarà stato per questo”.
Ziad si presentò come uomo d’affari libanese che viaggiava molto e aveva bisogno di sapersi difendere. “Ziad mi piacque davvero”, ha poi raccontato Rodriguez a Ronson, “era molto umile, tranquillo, in ottima forma, molto diligente”. Gli insegnò “la presa alla gola e lo spirito del kamikaze. Hai bisogno di qualcosa per cui moriresti, un desiderio di farcela o morire”, ha raccontato Rodriguez, aggiungendo che per lui: “Ziad era come Luke Skywalker. Sai quando lui cammina sul sentiero invisibile? Ci devi credere che c’è, e se ci credi c’è davvero. Certo, Ziad ci credeva, era come Luke Skywalker”.
Rodriguez addestrò Ziad Jarrah per sei mesi, dandogli da leggere i suoi libri sul combattimento con il coltello, che Jarrah lesse insieme ad un amico, Marwan al-Shehhi, con il quale condivideva un appartamento del Panther Motel di Deerfield Beach.
L’11 settembre 2001 Ziad Jarrah prese il controllo del volo 93 della United Airlines che andò a schiantarsi in un campo della Pennsylvania. Marwan al-Shehhi comandò i dirottatori del volo 175 che colpì la Torre Sud del World Trade Center di Manhattan.

_______

[1] L’Iran Policy Committee è una formazione della galassia neo-con che 1) promuove Mujahideen-e-Khalq (MEK), formazione che figura sulla lista del Dipartimento di Stato delle Organizzazioni Terroristiche Internazionali (avendo assassinato diversi funzionari militari USA in Iran); 2) pretende che gli Stati Uniti compiano azioni militari per imporre un “cambiamento di regime” A Teheran. Questo comprende anche la richiesta di bombardamenti massicci dei presunti laboratori militari segreti in cui l’Iran lavorerebbe alal bomba atomica e un blocco navale dello stretto di Hormuz.

[2] La Benador Associates è un’impresa di pubbliche relazioni di New York che fa capo alla peruviana Eleana Benador, attiva nella rivista di propaganda anti-islamica Middle East Qarterly pubblicata dal Foreign Policy Research Institute (FPRI), centro studi diretto da Daniel Pipes. I finanziamenti di questa operazione provengono dalla Smith Richardson Foundation, dalla Bladley Foundation, dalla Olin Foundation e la Scaife Family Foundation. Tra i clienti della Benador figurano James Woolsey, Richard Perle, Michael Ledeen e Laurie Mylroie, tutti esponenti di spicco del tempio neoconservatore, l’American Enterprise Institute (AEI), e poi Khidir Hamza, un iracheno che saltò il fosso e va dicendo che il suo paese ha la bo

 


Guerra cibernetica: l’ultima frontiera del conflitto

«Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di 
Orione,
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,
come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire.»

Siamo alle soglie di una guerra silenziosa, pericolosissima e difficilmente percepibile.

Si tratta della guerra cibernetica, l’ultimo modello di conflitto che il nuovo millennio ci ha riservato.

Armi e luoghi di nuova generazione hanno sostituito i precedenti.

Nel cyberspazio le nazioni all’interno del conflitto interimperialistico globale si combattono, ciascuna per stabilire la propria supremazia, a colpi di droni e missili balistici, telecomandati da piloti ben addestrati dietro una postazione di computer.

L’infowar, la guerra dell’informazione, fa il resto nel web e nei social network, strumenti di propaganda eccezionali, indirizzando ed influenzando l’opinione pubblica con chirurgica precisione; è la naturale evoluzione di quella che un tempo era chiamata “Guerra Fredda”, ed il caso Russiagate ne è un chiaro esempio che perfettamente si inscrive in questa fenomenologia.

Nelle popolazioni si crea ad arte un clima di sospetto reciproco misto ad una sensazione di controllo, di “profiling” esagerata, che può facilmente portare alla paranoia migliaia di persone. E quando c’è troppa pressione sugli esseri umani, non c’è mai da sentirsi troppo tranquilli.

Attacchi cibernetici si susseguono senza che questo faccia quasi più notizia; si lascia crescere nella popolazione mondiale un senso di incertezza e, soprattutto, si fa vivere al cittadino globale una crescente inquietudine. Nel frattempo chi governa spinge per un uso sempre più massiccio della tecnologia perché “più facile e sicura” ma… saremmo veramente in grado di difenderci, all’occorrenza? Sicuramente no.

E nella madre di tutte le guerre asimmetriche si utilizzano sempre più spesso anche “armi” più subdole.

L’hackeraggio ed i suoi effetti.

Tra queste l’hackeraggio, al momento, è forse l’arma cibernetica più pericolosa ed infida.

Senza la possibilità di hackerare i sistemi, ovvero, a voler semplificare le cose, senza inserirsi in altri sistemi tramite un malware e “comandarli” a proprio piacimento, nessun attacco cibernetico sarebbe possibile. Altrettanto impossibile sarebbe “deviare” una qualsiasi traiettoria di un missile telecomandato od indirizzare un drone verso un obiettivo differente da quello che il pilota crede di colpire. Tutto ciò rende la realtà di questa guerra asimmetrica estremamente relativa, ma spiegherebbe il succedersi di avvenimenti più o meno fuori dall’ordinario, alcuni accaduti anche pochi giorni fa.

Per capire meglio vediamo di chiarire chi è un hackerperimetrare qual è il suo campo d’azione, come agisce e soprattutto, come e fra quali fila viene reclutato.

Gli hackers (dal verbo inglese “to hack”, letteralmente “tagliare, fare a pezzi”) nel gergo informatico, sono tutti coloro che, servendosi delle proprie conoscenze nella programmazione dei computer, riescano a penetrare abusivamente in una rete informatica per utilizzare dati e informazioni in essa contenuti; per lo più il loro scopo, da un punto di vista “virtuoso”, sarebbe quello di aumentare i gradi di libertà di un sistema chiuso e insegnare ad altri come mantenerlo libero ed efficiente.

Ma, all’interno di un conflitto, se un hacker è al soldo di settori militari pubblici o, ancora peggio, privati, e se serve governi senza scrupoli (praticamente tutti!), dovrà necessariamente “correggere” la natura del proprio compito: l’obiettivo, come in qualsiasi guerra, diventerà quello di piegare il nemico alla propria volontà. L’aggressore quindi punta a quelle che oggi si definiscono “infrastrutture critiche”: quelle destinate ad erogare servizi essenziali, dai trasporti, all’energia, fino all’acqua potabile.

I principali attacchi potranno essere rivolti persino ad oggetti considerati smart del mondo IoT (l’”Internet delle cose”, sempre più presente nelle nostre case e nelle nostre metropoli, Ndr) e, data la natura degli oggetti, un conflitto cyber dovrebbe dunque produrre effetti “diretti” nel mondo reale: la compromissione di un sistema che gestisce il controllo dei voli di un aeroporto potrebbe facilmente uccidere centinaia di persone, per esempio. E come potrebbe reagire l’opinione pubblica alla privazione prolungata di un bene essenziale come l’energia elettrica?

Un hacker però, ci si passi la ripetizione, potrebbe anche “infiltrarsi” nel software di comando di un drone o di un missile, e fargli quindi attaccare un obiettivo diverso da quello che il pilota dietro la postazione crede di bombardare.

Sorprenderà i più ma, sul fronte dei “difensori”, in questi casi, verrebbero schierati i civili; soprattutto nel caso delle infrastrutture, dove la prima linea di difesa è rappresentata proprio dal personale addetto a gestire la sicurezza dei sistemi di decine di grandi aziende.

Il fronte da proteggere sembra essere infinito, se si pensa all’interconnessione tecnologica tra le organizzazioni strategiche e i loro partner. Penetrare i sistemi del principale operatore energetico di un paese vorrebbe dire indirizzare l’attacco magari al più oscuro dei suoi fornitori. Il difensore potrebbe essere costretto a ricorrere ad una “difesa di profondità”: aggredire a sua volta il nemico costringendolo a rimediare ai danni che subisce, rallentandone quindi l’azione.

Questo è un livello di guerra cibernetica d’eccellenza; e viene utilizzato nel conflitto interimperialistico sempre più spesso. E’ un cambiamento d’epoca, un salto di paradigma: la logica del “controllo” legata alla vecchia concezione dei perimetri fisici da presidiare lascia il posto alla governance del rischio. Se le tecnologie penetrano il mondo reale e ne gestiscono in modo autonomo i mezzi e gli strumenti, dobbiamo comprendere che tutte le minacce che abbiamo sempre pensato fossero confinate al di là di uno schermo, da domani saranno “applicabili” al mondo reale, con tutto quello che ne consegue.

Le nazioni più avanti in termini organizzativi e tecnologici in questo settore sono in questo momento gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, la Corea del Nord e l’Iran.

In questo scacchiere internazionale, viene da chiedersi come si colloca l’Italia. Piuttosto indietro, secondo gli esperti, che però lasciano qualche spiraglio. Uno di questi viene rappresentato da una considerazione generale fondamentale: i costi. Nel nuovo scenario che abbiamo tratteggiato, anche le organizzazioni più “povere”, gli Stati con risorse economiche modeste, potranno avere la capacità di concentrare le proprie risorse per sferrare un contrattacco al cuore delle reti. Incapaci di contrapporre al nemico un arsenale adeguato per una guerra convenzionale (un missile Cruise può arrivare a costare anche un milione di dollari al pezzo) con pochi spiccioli potrà acquistare o elaborare un malware.

Rimane da capire come reclutare un hacker ed in quale settore.

Tutti i ministeri della difesa sono dell’opinione che il bacino più vasto è rappresentato proprio dalle organizzazioni dedite all’hacktivism, votate a pratiche d’azione diretta digitale in stile hacker; ma come assoldare un hacktivist? Vuol dire fare i conti con l’etica: alla base del reclutamento infatti, oltre all’indubbia capacità della persona, ci dovrà essere una singolare idoneità: la possibilità del ricatto.

Sono purtroppo innumerevoli gli hackers che si trovano a dover scontare le più diverse pene “detentive” ed alcuni di loro possono essere anche disposti allo scambio tra annullamento della pena e “lavorare” per il governo; e magari cambiare bandiera al momento opportuno. Sono i “nuovi mercenari” del cyberspazio. Non ce ne voglia la “categoria”, sappiamo che si tratta di casi rari, ma l’abbiamo detto: è una questione di etica. In cui è determinante la solidità individuale, che può variare a seconda delle condizioni di vita concrete.

E gli Stati, si sa, ne hanno una visione molto disinvolta…

Per azzerare questa possibilità bisognerà essere scaltri e rendersi non ricattabili. Una condizione non alla portata di  tutti…

Dopotutto, vigono ancora le vecchie regole dello spionaggio, anche se adattate al nuovo millennio.

Gli Xenobots: l’ultima frontiera?

Una recente ricerca, frutto della collaborazione fra gli ingegneri informatici dell’Università del Vermont, guidati da Sam Kriegman e Joshua Bongard, ed un gruppo di biologi delle università di Tufts e Harvard (l’Istituto Wyss) coordinati da Michael Levin e Douglas Blackiston, pubblicata dalla rivista dell’Accademia americana delle scienze PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences), ha portato alla creazione dei primi robot viventi autorigeneranti. Gli scienziati hanno utilizzato cellule staminali di una specie di rana africana (Xenopus laevis), da cui la denominazione dei piccolissimi robot (0.04 pollici, nel nostro sistema metrico decimale 0.10 cm.): Xenobot

Sono talmente piccoli da viaggiare all’interno del corpo umano; possono camminare, nuotare e addirittura sopravvivere per intere settimane senza cibo. Inoltre sanno lavorare insieme, in gruppo. Organismi viventi a tutti gli effetti biodegradabili, programmabili ed in grado di autoripararsi.

Altra cosa che semplici soldati in mimetica. Un livello davvero superiore.

L’intero mondo della scienza si sta sperticando – passateci la licenza poco poetica – in lodi unanimi riguardo le innumerevoli possibili applicazioni di questi “artefatti” (così nel gergo informatico) appena arrivati: la ricerca di contaminazione radioattiva, la somministrazione di farmaci all’interno del corpo umano, la pulizia delle arterie da eventuali placche o, addirittura, la possibilità di essere rilasciati negli oceani per raccogliere le microplastiche.

Ricordate “Viaggio allucinante” dello scienziato/scrittore Isaac Asimov? Sicuramente, anche se magari si ricorda più facilmente il film anni ’80 “Salto nel buio” (ispirato comunque al romanzo), con una vena sicuramente più comica. Altri invece potrebbero anche vederci un primo abbozzo di “replicante”, modello “Blade runner”, per rimanere nel mondo della fantascienza.

Questione di prospettiva.

Qualsiasi sia la nostra, a noi sicuramente non piace rimanere in superficie, cerchiamo di approfondiamo e di riconoscere il nesso scoperta-committenti-obbiettivi. E, scavando fra le pieghe, chi troviamo fra gli sponsor di questa ricerca, così tanto utile e virtuosa? Nientemeno che la DARPA, acronimo per Defense Advanced Research Projects Agency” (nome inglese che tradotto letteralmente in italiano significa “Agenzia per i progetti di ricerca avanzata di difesa“),  un’agenzia governativa del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti incaricata dello sviluppo di nuove tecnologie per uso militare.

Il suo nome originario era Advanced Research Projects Agency (ARPA), ma fu rinominata DARPA (indicando che il suo scopo era la difesa militare) il 23 marzo 1972; il 22 febbraio 1993 tornò ARPA, e ancora DARPA l’11 marzo 1996.

DARPA è stata responsabile dello sviluppo e dell’implementazione di tecnologie importanti, che avrebbero influito notevolmente nella vita comune di milioni di cittadini del mondo: tra queste includiamo le reti informatiche (fondarono ARPANET, che si sviluppò nel moderno Internet), e di oN Line System (NLS), che è ad un ottimo livello nella creazione di ipertesti con l’uso di un’interfaccia grafica.

Non siamo complottisti. Non ci hanno mai attirato con i falsi “protocolli” inneggianti a cospirazioni pluto-giudaico-massoniche, la “dietrologia” Dc-Pci, né tantomeno con le scie chimiche… Ma si sa: chi mette il denaro detta le regole. E queste, ad occhio e croce non sono affatto trasparenti. Di fatto, è stata creata una nuova arma. Il lavoro della ricerca svolta per crearla, come sempre accade, avrà ricadute anche in altri campi. Ma come effetto, non come scopo.

Ragione e Scienza, fin dai tempi dell’Illuminismo, hanno camminato fianco a fianco ma, in completa sincerità, riflettendo su quest’ultima notizia, quello che più  inquieta è il fatto che, quando gli scienziati “servono lo Stato” sul piano militare, natura e obbiettivi delle scoperte prendono una direzione ben poco “umanitaria”.

Forse questa è proprio l’ultima frontiera, l’ultimo livello della guerra cibernetica.

Quello che preoccupa, ripetiamo, è l’utilizzo non proprio “virtuoso” delle scoperte scientifiche quando si devono fare i conti con la “Ragion di Stato”. Quando a mettere il denaro è l’industria della guerra, proprio come fu per l’energia nucleare, dove si può sbarcare?